Il lungo percorso dell'archeologia e della storia dell'arte greca è sicuramente uno dei più affascinanti da affrontare. Quella terra, la Grecia, che, a buon diritto, vanta di essere la culla della civiltà occidentale ha partorito una cultura e delle opere d'arte uniche che hanno influenzato il gusto di tanti popoli, epoche e civiltà che l'hanno seguita fino ad arrivare ai giorni nostri.
Già in età ellenistica, soprattutto a partire dal II secolo a.C., il mondo greco inizia a considerare l’arte espressa dalla polis del V e IV secolo come l’apogeo della propria esperienza artistica. I capolavori creati dai grandi maestri di allora sono ormai riconosciuti come modelli insuperabili, e i sovrani dei nuovi stati vogliono che anche le loro capitali ne esibiscano di altrettanto mirabili. Se non è possibile impadronirsi dei preziosi originali come bottino di guerra, né acquisirli col danaro o altri strumenti di pressione diplomatica, essi commissionano ad abili artisti delle copie. Così i re di Pergamo fanno copiare la celeberrima Atena Parthenos di Fidia, la statua di culto del Partenone di Pericle ad Atene, con lo scopo evidente di raccogliere l’eredità culturale di quella che era stata la città guida della grecità.
Ma copie di capolavori di età classica vanno ad abbellire anche ricche dimore private: intorno alla fine del II secolo a.C. il proprietario di una casa di Delo commissiona la replica del famoso Diadoumenos di Policleto, il grande maestro argivo del V secolo a.C. Questo revival classicistico – il primo della storia dell’arte occidentale – appare agli occhi di un critico dell’epoca, Apollodoro di Atene, come una vera e propria “resurrezione” dell’arte, dopo la “morte” sopravvenuta con il primo ellenismo (evidentemente troppo lontano, a suo giudizio, dal sublime equilibrio dell’età aurea dell’arte greca).
Quando i Greci furono conquistati dai Romani il loro prestigio rimase enorme. La stessa Roma che li assoggettò assorbì gran parte della cultura greca: la letteratura, la filosofia, le arti e perfino gran parte della della religione e della mitologia in cui credevano i Romani erano greche. La lingua greca godeva del più grande prestigio. I Romani erano poi intimiditi dalle capacità atletiche dei Greci, erano impressionati dal loro concetto di libertà e anche dall'immagine idilliaca che essi davano alla vita agreste. Sembra addirittura che i Romani ritenessero la bellezza fisica dei Greci superiore alla loro. Nel campo delle arti i Romani erano assolutamente attratti dalla scultura greca.
I generali vittoriosi abbelliscono l’Urbe con un’incredibile quantità di opere d’arte razziate in Grecia e in Oriente, e la conoscenza diretta di quei capolavori innesca nell'élite romana un processo di acculturazione che la porta a desiderare di riempire di statue e pitture greche non solo i templi e gli altri edifici pubblici, ma le loro stesse case. E per quanto cospicuo possa essere il bottino di guerra che, ad ogni nuova conquista, affluisce a Roma, esso non basta a saziare la ormai smodata fame d’arte della sua classe dirigente. Parecchi artisti greci seguono a Roma i nuovi padroni, e si mettono al loro servizio creando nuove opere d’arte alla maniera dei maestri dell’età classica; ma ancora più numerosi sono quelli che ad Atene, a Delo e in altri centri dell’Asia Minore operano in botteghe che si specializzano nella copia o nell'adattamento più o meno libero di capolavori del passato ad uso dei nobili romani, i quali competono ora tra loro anche su questo piano.
Ed è proprio grazie all'opera di queste botteghe di epoca romana che oggi conosciamo tanti capolavori greci andati irrimediabilmente perduti. Gran parte della storia dell'arte scultorea greca viene oggi ricostruita attraverso le copie di età romana.
Tangibile anche negli stessi storici romani il fascino esercitato dall'arte greca. Celebre è la frase di Plinio il Vecchio "a partire da quest'epoca (la sua, ndr) l'arte ha cessato di esistere" con la quale lo scrittore romano si rivolge con nostalgia ai fasti del passato greco.
Più recentemente la riscoperta dell'arte e della cultura greca ha ispirato la nascita di un intero movimento culturale europeo tra il XVIII e il XIX secolo, noto con il nome di "Neoclassicismo". La sua teorizzazione prese vita a Roma con gli scritti dell'archeologo e storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann il quale pose l'arte greca su un piano di esemplarità come quella che aveva raggiunto la perfezione somma, quindi teorizzò la superiorità dell'arte greca classica dell'eta fidiaca rispetto a qualsiasi altra arte di qualsiasi altro tempo. Grazie all'opera di Winckelmann si affermò un gusto per l'antichità vista come modello di armonia di proporzioni e perfezione (Winckelmann definì l'arte greca come sublime esempio di "nobile semplicità e quieta grandezza"). L'arte greca era vista come la manifestazione del bello ideale, della bellezza assoluta. Ed in realtà era quello che gli stessi Greci volevano esprimere, la bellezza attraverso l'arte, un concetto che non sempre è stato inseguito nella storia dell'arte. Basti pensare al periodo medievale, dove la visione artistica era essenzialmente basata sulla religione, escludendo qualsiasi riferimento alla bellezza. L’arte aveva semplicemente un fine didattico, cioè quello insegnare la religione cristiana attraverso la storia. La bellezza passava in secondo piano e, spesso, veniva considerata assai pericolosa perché poteva spingere al peccato. Era necessaria un’arte che inducesse ai buoni precetti.
L'ammirazione per l'arte greca, anche se stemperata rispetto alla corrente neoclassica dove era diventata una sorta di "misticismo estetico" è arrivata fino ai giorni nostri. L'attrazione e lo stupore che proviamo davanti ad una scultura greca sono ancora oggi molto forti, al pari probabilmente di quelli che proviamo dinnanzi alle sculture dei grandi artisti del Rinascimento, altro periodo storico, artistico e culturale che trasse le proprie origini nella riscoperta dell'antichità classica in contrapposizione ai cosiddetti "secoli bui" del nostro Medioevo.
Studiare l'arte greca non è solo un modo per ampliare le proprie nozioni in campo storico-artistico ma è anche un'occasione per conoscere le radici della nostra cultura, dei nostri gusti, dei nostri modi di pensare e della nostra idea di arte come espressione di bellezza.
Ranuccio Bianchi Bandinelli ed Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9.
Antonio Giuliano, Arte greca: dalle origini all'età arcaica, Milano, Il Saggiatore, 1986
Antonio Giuliano, Arte greca: dall'età classica all'età ellenistica, Milano, Il Saggiatore, 1986
Antonio Giuliano, Storia dell'arte greca, 2ª ed., Roma, Carocci, 1998
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