La cultura di Grotta-Pelos è la prima cultura dell’Antica Età del Bronzo cicladica. La maggior parte del materiale deriva dalle necropoli (composte prevalentemente da tombe a cista), nonostante siano conosciuti alcuni insediamenti, tra cui quello di Grotta sull’isola di Naxos, dal quale la cultura prende parte del suo nome (Doumas 2000: 20).
Le necropoli dell’Antico Cicladico I sono piccoli agglomerati di tombe, generalmente del tipo a cista, raramente superiori alle 10-15 unità. Scavate a poca profondità lungo i pendii delle colline, giù fino alla riva del mare, esse hanno forma trapezoidale con i lati rivestiti di lastre di pietra. In genere anche la copertura è di lastre non tagliate, mentre il pavimento è in pietra, ciottoli o semplicemente in terra battuta. Ogni tomba ospita solitamente un solo defunto, normalmente deposto sul fianco destro, le ginocchia piegate verso il petto e l’avambraccio portato alla testa. Si possono distinguere sepolture ricche e povere sulla base dei corredi, che tuttavia non accompagnano le deposizioni dei bambini. Una improvvisata piattaforma di pietre e ciottoli di mare nei pressi delle necropoli sembra essere associata a particolari riti funebri (Doumas 2000: 21).
Sulla base dell’evoluzione tipologica dei vasi (sia in ceramica che in marmo) si possono distinguere quattro fasi all’interno della cultura di Grotta-Pelos: Lakkoudes, Pelos, Plastiras e Kampos, dai nomi di quattro necropoli situate rispettivamente nella parte sud-occidentale di Naxos, a Melos e a Paros (le ultime due). L’ultima fase viene considerata di transizione verso la cultura di Keros-Syros, dato che al suo interno coesistono elementi originali e arcaici (Doumas 2000: 22).
Le principali forme ceramiche che compaiono in tutte le fasi anche se con alcune varianti, sono le pissidi, cilindriche o globulari (le più recenti spesso con piede), e le giare con collo alto e corpo arrotondato. La decorazione è fatta di tratti obliqui o a spina di pesce, incisi nell’argilla cruda e riempiti, talvolta, di colore bianco. Le principali forme in marmo, la cui produzione inizia solo a partire dalla fase Plastiras, sono le alte coppe e i vasi globulari con anse a piccola presa semicircolare forata e alto piede. Quest’ultimi, comunemente noti come “kandilia”, sembrano essere la copia in marmo delle giare in ceramica. Nell’ultima fase, quella di Kampos, compaiono le prime “padelle”, oggetti in ceramica a forma lenticolare, con un breve manico a due appendici e un piccolo bordo rilevato, lisce all’interno e molto decorate all’esterno, di significato ancora oscuro. Non sono attestati, se non sporadicamente, oggetti metallici.
Cronologicamente l’orizzonte di Grotta-Pelos corrisponde all’Antico Cicladico I, ed è quindi coevo alla cultura di Kum Tepe Ib della Troade, alla fase Troia I, all’Antico Minoico I di Creta e all’Antico Elladico I del continente greco. In termini di datazione assoluta, la sua durata si estende dal 3200 al 2700 a.C. circa (Renfrew 1969: 3).
Non è difficile definire i tipi di statuette appartenenti a questa cultura, soprattutto perché nessuno di questi ricorre in contesti delle più recenti culture di Keros-Syros e di Phylakopi I. Per di più nessun tipo della cultura di Keros-Syros si ritrova in tombe della cultura di Grotta-Pelos (Renfrew 1969: 3).
Inoltre la suddivisione della cultura di Grotta-Pelos nelle quattro fasi suddette, permette anche per la piccola statuaria una scansione cronologica piuttosto precisa.
Come nel precedente periodo Neolitico anche in questa fase, si trovano statuette antropomorfe sia schematiche che naturalistiche.
Le statuette schematiche di questo periodo hanno tutte uno spessore piuttosto ridotto, e dunque si possono definire anche con il termine tedesco di Brettidolen. All’interno di questa categoria sono stati riconosciuti dal Renfrew (1969: 3-6) cinque tipi (A, B, C, D, E).
I tipi schematici A, B e C di questa fase (affini fra loro per caratteri morfologici) sono probabilmente derivati (Renfrew 1969: 28) da statuette a violino simili a quella rinvenuta nell’insediamento neolitico di Saliagos (sch. 8). Si tratta, per la maggior parte, di figure femminili, come si deduce dai rari esemplari che recano particolari anatomici incisi, e, con molta probabilità, costituiscono la versione estremamente stilizzata e semplificata delle statuette steatopigiche sedute del periodo Neolitico (Renfrew 1969: 29). Con queste si nota, infatti, una evidente somiglianza nella silhouette definita, in entrambi i casi, da spalle e fianchi molto sporgenti, intervallati da una stretta vita. Non solo, esistono anche figurine ibride in cui coesistono caratteristiche di ambedue i tipi. È il caso di un esemplare conservato al Museo Benaki di Atene (sch. 18) e di un altro al British Museum (Renfrew 1969: 26; sch. 19).
I primi esemplari compaiono nella fase di Pelos. Non si trovano nella fase di Lakkoudes, la quale però, è bene ricordare, potrebbe avere semplice carattere locale e non rappresentare una fase cronologica distinta (Doumas 2000: 22).
Tipo A (a violino). Si tratta del tipo schematico più diffuso e caratteristico. Una lunga protuberanza, cilindrica o conica, rappresenta, indistintamente, la testa e il collo, mentre le due parti del corpo, quella superiore e quella inferiore, sono separate da due concavità che delimitano una vita molto stretta. La silhouette che ne deriva è dunque quella di un violino. A questo tipo appartengono alcune statuette, in cui vengono indicati, a rilievo o ad incisione, dettagli anatomici come il petto, il pube e la base del collo. I contorni possono essere sia molto angolosi che fortemente arrotondati. Alcune figurine sono state realizzate con estremo rigore geometrico (fig. 3A; sch. 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27).
Taluni esemplari di questo tipo sono stati trovati da Tsountas sulle isole di Paros e Antiparos, molti altri provengono da Kimolos, Siphnos, Kea e probabilmente anche Amorgos.
Tipo B (notch-waisted form). Ha una morfologia molto simile a quella del tipo A. Tuttavia la protuberanza indicante la testa e il collo, di forma per lo più cilindrica, è solitamente più larga e la parte superiore del corpo è distinta da quella inferiore da incavi triangolari, generalmente, poco profondi. Anche in questo caso, la sagoma può essere arrotondata o spigolosa. Il modellato, talvolta, è piuttosto grossolano (fig. 3B; sch. 28 - 29 - 30). Esemplari di questo tipo provengono principalmente da Paros e Antiparos, un unico esemplare da Amorgos.
Tipo C (shouldered form). Questo tipo possiede una sagoma tendenzialmente cruciforme essendo privo dell’indicazione della vita. Lateralmente sporgono solamente le braccia (fig. 3C; sch. 31). Da questo tipo discenderebbe, secondo Renfrew, il tipo schematico Phylakopi I dell’omonima cultura (Renfrew 1969: 24). Nella scheda n. 31 è riprodotto un esemplare proveniente da Antiparos.
La tendenza alla realizzazione schematica della figura umana, in modi simili a quelli che abbiamo appena visto, è riscontrabile, nello stesso periodo, anche in alcune aree dell’Anatolia occidentale. Qui sono stati individuati tre tipi che prendono il nome dai principali luoghi di ritrovamento (Renfrew 1969: 27-29).
Tipo Troia. È probabilmente il tipo più antico, attestato già nel I livello di Troia (Renfrew 1969: 27). Le figurine di questo tipo sono costituite da un corpo discoidale da cui emerge una protuberanza (il collo) che si allarga nella parte superiore per indicare la testa (fig. 3Tr.)
Tipo Beycesultan. La silhouette di queste figurine è molto simile a quella delle statuette cicladiche a violino. Si differenziano però per le braccia più piccole, il corpo più rotondo e, talvolta, anche per l’indicazione della testa. Solitamente sono prive di particolari anatomici, tuttavia in alcuni esemplari si nota una curiosa protuberanza ondulata su un lato della testa, forse una sorta di acconciatura oppure un ornamento. Questo tipo si data all’Antica età del Bronzo I (fig. 3Be).
Tipo Kusura. Le statuette di questo tipo assumono una caratteristica forma di spatola. Anche in questo caso la figura umana è estremamente stilizzata: la testa, discoidale, è posta su un collo molto lungo, talvolta, addirittura più lungo del corpo. Quest’ultimo ha una semplice forma rettangolare con gli angoli inferiori arrotondati (fig. 3Ku; fig.20). Sono molto simili alle figurine di tipo F presenti nelle Cicladi (vedi più avanti). Oltre che da Kusura, alcuni esemplari provengono anche da Karatas-Semayük, dalla penisola di Lebedos (Zervos 1957: fig. 52) e da molti altri siti anatolici.
Tipo Aghios Onouphrios Anche l’isola di Creta possiede un suo tipo schematico che prende il nome dal sito di Aghios Onouphrios. Queste figurine presentano un corpo di forma vagamente trapezoidale, impostato su gambe eccessivamente corte. Un breve collo supporta una piccola testa su cui sono indicati alcuni particolari. La produzione di questo tipo inizia probabilmente nell’Antico Minoico I (Renfrew 1969: 27; fig. 3A.O.).
Questi tipi schematici egei non sono sufficientemente antichi per essere considerati prototipi di quelli cicladici (Renfrew 1969: 27-28). Tuttavia dimostrano come la produzione dei Brettidolen (così vengono chiamate le statuette a profilo piatto) sia un fenomeno comune ad un’area piuttosto vasta comprendente Creta, l’Anatolia occidentale e le stesse Cicladi.
Oltre ai tipi A, B e C abbiamo, nello stesso periodo sulle Cicladi altri tipi schematici più rari e privi di qualsiasi accenno a dettagli anatomici. Ai primi due indicati, dal Renfrew (1969: 5-6; D e E), se ne può aggiungere un terzo (F; Doumas 2000: 24)
Tipo D (pebble type). Il corpo umano viene reso in forma assai semplice: è costituito da un piccolo ciottolo ovoidale senza l’indicazione di alcun particolare (fig. 3D; sch. 32). Bent trovò alcuni esemplari ad Antiparos che solo successivamente identificò come statuette. Anche da Saliagos provengono esemplari analoghi che possono essere considerati precursori (sch. 9).
Tipo E (tripartite form). Una sottile lastra ovoidale bipartita, tripartita o anche quadripartita tramite semplici incavi laterali schematizza la figura umana. Principali luoghi di ritrovamento sono Antiparos, Despotikon e Naxos (fig. 3E; sch. 33).
Tipo F (spade-shaped type). Le statuette hanno una particolare forma a paletta. Come nelle figurine schematiche A, B e C una lunga protuberanza indica sia la testa che il collo, ma il corpo è semplicemente rettangolare (fig. 4; sch. 34). Alcuni esemplari provengono da Paros (Zervos 1957: fig. 57). Uno, di provenienza ignota, è conservato al Museo Goulandris di Atene (Doumas 2000: fig. 9; fig. 4). Figurine con la stessa forma, ma con molti particolari indicati, si trovano sull’isola di Cipro (De Martino 1975: 148).
Così chiamato dal principale luogo di ritrovamento, la necropoli di Plastiras sull’isola di Paros, si tratta del tipo maggiormente naturalistico di tutta la produzione statuaria cicladica. Nonostante le piccole dimensioni – difficilmente si superano i 15 cm – molti, infatti, sono i dettagli anatomici rappresentati: sulla testa a forma di mandorla e perfettamente verticale, vengono incisi o scolpiti la bocca, il naso, le orecchie e gli occhi. Sul torso vengono indicati i seni, l’ombelico e i genitali. Le braccia sono piegate, mai incrociate, con le mani che, sull’addome, si toccano le punte delle dita. I fianchi sono, sovente, pronunciati, le gambe separate l’una dall’altra. I piedi orizzontali ci suggeriscono che le figure dovevano assumere una posizione stante (fig. 5; sch. 35 - 36 - 37 - 38 - 39 - 40).
Figurine di questo tipo sono spesso associate con kandilia e coppe in marmo della fase Plastiras (Renfrew 1969: 6).
Si conoscono diversi esemplari maschili, che analogamente a quelli femminili, hanno le mani che si uniscono sull’addome e le gambe scolpite a tuttotondo. Uno di questi con naso e bocca a rilievo e occhi incavati proviene da Antiparos (sch. 37). Un altro, con genitali ben delineati e braccia sottili, indossa un curioso copricapo conico a fasce sovrapposte (sch. 38), che ricorre anche in altri esemplari, come in una statuetta femminile di tipo Louros (sch. 46).
Le statuette Plastiras palesano, come abbiamo già affermato, una particolare cura nella resa dei dettagli anatomici e dunque differiscono notevolmente dagli astratti Brettidolen contemporanei. Come abbiamo avuto modo di constatare precedentemente (v. cap. 1), la convivenza di tipi astratti e naturalistici caratterizza anche la più antica plastica cicladica, quella neolitica. A Saliagos, infatti sono state rinvenute assieme alla Fat Lady, varie figurine schematiche. E proprio nel Neolitico si possono individuare i prototipi del tipo Plastiras (Renfrew 1969: 29-30). La posizione delle mani di queste statuette, che si congiungono sull’addome toccandosi le punte delle dita, è pressoché identica a quella di molte figurine steatopigiche sia sedute che stanti (v. cap. 1). Inoltre dai livelli neolitici di Knossos proviene una statuetta che, oltre allo stesso atteggiamento, presenta un’analoga ricerca naturalistica (Vassilakis 1999: p. 75). Simile è anche una figurina (secondo Doumas neolitica), presumibilmente attica, conservata al Museo Goulandris di Atene (Doumas 2000: fig. 2).
All’interno del gruppo Plastiras sono state individuate le opere di due scultori. Il più prolifico è il maestro di Doumas, al quale vengono attribuite nove statuette, sia femminili che maschili. Caratteristiche principali di esse sono: il profilo esterno degli avambracci leggermente convesso, le spalle appuntite che sono più alte della base del collo e i seni poco prominenti (Getz-Gentle 2001: 61-63). Alcuni esemplari presentano una serie di incisioni orizzontali sull’addome (sch. 39).
Le opere del maestro del Metropolitan Museum si contraddistinguono per la particolare attenzione ai dettagli anatomici (Getz-Gentle 2001: 63-66). Due esemplari, uno al Metropolitan Museum di New York (sch. 40) e l’altro al Museo Barbier Mueller di Ginevra (Laisné 2001: fig. 16), sono pressoché identici. Indossano lo stesso copricapo, hanno braccia sottili, seni piramidali prominenti, gambe tozze con ginocchia sporgenti e piedi a pianta fortemente arcuata.
Il tipo precanonico rappresenta una fase di transizione tra le figurine dell’Antico Cicladico I e quelle a braccia incrociate della successiva fase di Keros-Syros. Infatti, se da un lato mantiene alcune caratteristiche tipiche del gruppo Plastiras, come i dettagli anatomici, la separazione delle gambe e i piedi disposti orizzontalmente, dall’altro mostra già tratti del cosiddetto tipo canonico, ossia la curvatura della fronte, le braccia parzialmente conserte con un avambraccio sopra l’altro e la leggera flessione delle ginocchia (fig. 6; sch. 41 - 42). È un tipo molto raro la cui realtà è stata confermata solo recentemente con nuove scoperte avvenute ad Akrotiri sull’isola di Thera (Doumas 2000: 43).
Il tipo precanonico, che combina caratteri naturalistici del tipo Plastiras e tratti del tipo canonico della successiva cultura di Keros-Syros (Antico Cicladico II) è una forma di transizione e come tale si può considerare creazione della fase di Kampos (Doumas 2000: 32).
Prende il nome dalla necropoli di Louros sull’isola di Naxos. Il volto triangolare e privo di qualsiasi dettaglio anatomico (anche del naso) è l’elemento distintivo di questo tipo. Le braccia sono ridotte a due tondeggianti moncherini (fig. 7; sch. 43 - 44 - 45 - 46 - 47).
I primi due esemplari furono rinvenuti da Bent ad Antiparos. Successivamente altri sette furono individuati nella tomba 26 della necropoli di Louros sull’isola di Naxos, assieme ad alcuni oggetti (tra cui una padella) che hanno permesso di ascrivere questo tipo alla fase più evoluta della cultura di Grotta-Pelos, quella di Kampos. Un altro importante gruppo di sei figurine piuttosto piatte, tre delle quali di conchiglia, ritenute trovate assieme all’interno di una stessa tomba a Paros, sono state acquistate dal Museo Fitzwilliam di Cambridge nel 1933 (Renfrew 1969: 8).
Le figurine Louros vengono datate, come si è detto alla fine della fase Grotta-Pelos sulla base delle associazioni stesse e con le loro forme arrotondate e levigate sembrano preannunciare le statuette a braccia incrociate del successivo periodo (Renfrew 1969: 8)
A differenza delle statuette schematiche e Plastiras, questo tipo non trova confronti adeguati a Saliagos. La resa delle braccia, la testa leggermente inclinata e senza alcun particolare indicato, e la sagoma piuttosto semplice possono, tuttavia, essere paragonate a quelle di alcune statuette tardo neolitiche della Tessaglia (cultura di Dimini; Renfrew 1969: 30). Del resto, contatti tra le due aree, sono attestati sin dall’Antico Neolitico, grazie a ritrovamenti di ossidiana di Melos in Tessaglia. Quindi la nascita del tipo di Louros potrebbe essere stata stimolata proprio da questi contatti (Renfrew 1969: 30).
Secondo alcuni autori (Doumas 2000: 43), tuttavia, il tipo Louros potrebbe costituire uno sviluppo in senso astratto del tipo Plastiras, del quale mantiene spesso il modellato naturalistico delle gambe (sch. 44) e i piedi orizzontali. A sostegno di questa tesi è anche l’esistenza di vari esemplari ibridi in cui convivono caratteristiche di ambo i tipi (sch. 48), che analizziamo nel successivo paragrafo.
Esiste un gruppo di statuette che possono essere definite “ibride” o “di transizione” in quanto presentano caratteristiche intermedie fra due o più tipi. La loro esistenza è di particolare importanza in quanto ci consente di far luce sull’evoluzione della plastica cicladica evidenziando i rapporti fra i vari tipi statuari.
Una statuetta proveniente da Amorgos, ora a Monaco, (sch. 48) con orecchie scolpite e braccia a rilievo sotto i seni, può essere considerata come forma intermedia fra i tipi Louros e Plastiras (Renfrew 1969: 26).
Esiste, inoltre, una statuetta con sagoma a violino che ha la testa sormontata da un copricapo conico a fasce sovrapposte (una sorta di pilos), indossato anche da altri esemplari (Renfrew 1969: 26; sch. 49)
Di maggiore interesse, poiché più numerose, sono due varietà ibride entrambe note dalla necropoli di Drios (attuale Trios) nella parte sud-orientale di Paros (Renfrew 1969: 26-27).
Varietà Drios A. Si tratta di statuette con sagoma a violino, ma aventi la rappresentazione della testa, talvolta con caratteristiche facciali. Sono indicati i seni, il triangolo pubico, e, in alcuni casi, le mani che si congiungono sull’addome (come nelle figurine Plastiras). Sul ventre possono essere incise alcune linee orizzontali (sch. 50).
Varietà Drios B. Sono statuette di piccole dimensioni con corpo schematico dove, a rilievo o ad incisione, sono indicati alcuni particolari. Le gambe, eccessivamente corte, sono separate da un breve tacca. La testa, impostata su un collo leggermente lungo, può presentare alcune caratteristiche del volto (sch. 51).