Con il termine Paleolitico medio indichiamo quello stadio della preistoria antica compreso tra 120.000 e 35.000 anni fa che coincide, in Europa, con la diffusione dell'Uomo di Neandertal. Il nome gli deriva dal luogo di ritrovamento più famoso che però non fu il primo: la Grotta di Feldhofer nella valle del fiume Neander in Germania.
L'Uomo di Neandertal è comunque noto dai resti scheletrici di oltre 300 individui, trovati nell'Europa meridionale e media, nel Vicino e Medio Oriente, di diversa consistenza (da denti isolati a scheletri quasi completi), in depositi che si collocano cronologicamente tra Interglaciale riss-würmiano e una parte della Glaciazione di Würm. Il fossile più antico di Uomo di Neandertal è stato rinvenuto nella Grotta di Eringsdorf in Germania ed è stato datato tra i 130 e i 115.000 anni b.p. Il fossile più recente è invece quello di Saint Cesaire e risale a 31-30.000 anni b.p.
Durante il periodo di diffusione dell'Uomo di Neandertal si verificarono importanti modificazioni territoriali che vanno in gran parte attribuite al glacialismo e alle conseguenti variazioni delle linee di costa. All'Interglaciale riss-würmiano, che copre all'incirca il periodo 120.000-100.000 anni b.p., corrisponde un innalzamento delle linee di costa, che nel Mediterraneo determina la formazione di spiagge una decina di metri al di sopra del livello marino attuale. Il clima è più caldo dell'attuale, con fasi più aride e fasi più umide; in tutta l'Europa prevalgono ambienti forestali.
Attorno a 100.000 anni b.p. un importante deterioramento climatico segna l'inizio del Glaciale di Würm. All'interno di questo ultimo glaciale i depositi morenici dell'inlandsis mettono in evidenza due picchi glaciali (pleniglaciali) separati da un lungo periodo interpleniglaciale; si devono distinguere dunque più fasi. La fase iniziale dell glaciazione, che può essere chiamata propriamente «Würm antico», copre all'incirca l'intervallo tra 100.000 e 60.000 anni b.p., ed è caratterizzata da una sequenza di oscillazioni di temperatura e umidità rilevate nelle serie sedimentarie e polliniche. Il paesaggio vegetale, inizialmente dominato da foreste, degrada verso la steppa.
Il I pleniglaciale würmiano, che si colloca tra 60.000 e 50.000 anni b.p., avrebbe portato l'inlandsis a raggiungere il sud di Danzica e di San Pietroburgo. Nell'Europa media il paesaggio è arido e si forma il Löss; nell'Europa occidentale e nelle regioni mediterranee dominano le steppe.
Il lungo interpleniglaciale vede la regressione dell'inlandsis sulla Penisola scandinava e dei ghiacciai alpini fino a quote di un centinaio di metri più basse del limite attuale; le linee di costa si mantengono attorno a 20-50 m al di sotto di quelle odierne. Sedimenti, pollini, faune indicano oscillazioni della temperatura e dell'umidità, fino all'inizio del II Pleniglaciale, attorno a 24.000 anni b.p.
Nell'Interpleniglaciale würmiano in Europa compare e si diffonde l'Uomo moderno, mentre si estingue l'Uomo di Neandertal. Perciò delle modificazioni territoriali e ambientali successive (del II Pleniglaciale e del Tardiglaciale würmiani) tratteremo più avanti.
Associati ai resti scheletrici neandertaliani sono gli insiemi di manufatti litici chiamati genericamente Musteriano, dal Riparo di Le Moustier, in Dordogna, dove sono stati accuratamente studiati. Essi continuano tecniche di scheggiatura e tipologie del Paleolitico inferiore, ma introducono anche alcuni aspetti innovatori, tra cui:
La differenziazione delle industrie musteriane ha portato alla classificazione proposta da F. Bordes sulla base dell'analisi dei ritrovamenti fatti nel Sud-Ovest della Francia. Questa classificazione, in seguito estesa anche ad altre aree, in Europa e nel Vicino Oriente, si basa sulla tecnica di scheggiatura (levalloisiana o non-levalloisiana) e sulla tipologia.
Nel Musteriano sono stati così distinti quattro principali complessi.
Il Musteriano di tradizione acheuleana è diffuso in un'area limitata, comprendente le regioni occidentali-atlantiche (Belgio, Francia occidentale, Nord della Spagna). Industrie a bifacciali di tradizione acheuleana, ben differenziate dal Musteriano di tradizione acheuleana, sono diffuse nell'Europa centro-orientale; nelle regioni mediterranee e in particolare nella Penisola italiana mancano del tutto.
Industrie musteriane che presentano caratteri propri del Charentiano, ma non possono essere fatte rientrare nel Quina o nel Ferrassie, come definiti da F. Bordes, sono diffuse nelle regioni mediterranee e dell'Europa media. In Italia, secondo A. Palma di Cesnola (1996), va distinta un'area centro-settentrionale, con industrie di tecnica levalloisiana ricche di raschiatoi (cosiddetto Charentiano orientale), che nell'Interpleniglaciale vedono l'attenuazione di tali caratteri e una diffusione dei denticolati (> Musteriano della Grotta del Broion nei Colli Berici e di Grotta Guattari al Capo Circeo), da un'area centro-meridionale, con industrie di tecnica non levalloisiana, ricche di raschiatoi e confrontabili con il Musteriano Quina, nelle quali in seguito si diffonde la tecnica levalloisiana. Aspetti particolari sono assunti dal Musteriano costiero; nel Lazio l'industria litica è ricavata dalla lavorazione di piccoli ciottoli di selce, dai quali venivano ottenute con una tecnica confrontabile con il «Levallois ricorrente» schegge a forma di calotta o di spicchio («Pontiniano»; > Pontiniano della Grotta Guattari). Alcuni siti costieri del Lazio e della Puglia hanno dato, insieme a manufatti litici, anche raschiatoi ricavati da valve di Callista chione (> Musteriano delle coste della Penisola italiana).
I neandertaliani stabilivano i loro insediamenti sia in grotta che all'aperto. Alcuni siti in grotta (es. Arcy-sur-Cure) come altri all'aperto (es. Molodova) hanno dimostrato l'esistenza di strutture d'abitazione costruite con pietre, ossa, zanne di grandi mammiferi e comprendenti al loro interno focolari.
In alcune regioni dove le prospezioni hanno messo in evidenza numerosi siti musteriani è stata ipotizzata l'esistenza di territori di caccia definiti, entro i quali i Musteriani si spostavano ciclicamente, formati da un abitato principale corrispondenza al campo-base e da altri secondari, campi di caccia temporanei frequentati stagionalmente per seguire le mandrie nei loro spostamenti. In questo senso sono stati interpretati i siti del Musteriano Ferrassie del Luberon: un campo base (La Baume des Peyrards), con sei campi secondari (Abri de Falaise, Crête de Lubéron, Costellos, Le Cros, La Barre e Gargas). In altre regioni, più ricche di risorse, il modo di vita potrebbe essere stato più sedentario: i recinti (o capanne?) costruiti con ossa di mammut della media vallata del Dniestr (Molodova I e V), comprendenti al loro interno molti piccoli focolari, fanno pensare a strutture d'abitato permanenti, che sembrano precorrere quelle dei cacciatori di mammut del Paleolitico superiore (> Superficie d'abitato di Molodova V). A Fontmaure (Vienne) e a Trécassats (Vaucluse) sono stati segnalati ampi abitati, comprendenti strutture infossate nel terreno (capanne?) e officine litiche.
L'approvvigionamento della materia prima litica avveniva non lontano dai siti, generalmente entro un raggio di 10-20 km. Officine litiche sono note sia nei pressi delle strutture abitative (come detto) sia isolate, in prossimità degli affioramenti di selce. Si tratta, in questo secondo caso, di officine specializzate nella confezione di nuclei o di supporti Levallois (Nord della Francia) o di punte foliate a lavorazione bifacciale (Musseliévo, in Bulgaria) (fig. 44). Eccezionalmente queste ultime sono state esportate anche in siti lontani 100-150 km, lungo la valle d'Iskar.
La grande quantità di resti faunistici comparsa in depositi del Paleolitico medio sembra indicarci la caccia come principale attività economica. Nelle fasi a clima più temperato la composizione dei mammiferi di caccia riflette la composizione della fauna del territorio circostante il sito: sono rappresentate più specie, soprattutto di erbivori. Nel I Pleniglaciale würmiano, in condizioni di maggiore rigidità climatica, tra i mammiferi di caccia si nota la tendenza alla prevalenza di una specie, risultato della selezione naturale. Questa tendenza porta in alcuni casi a una specializzazione della caccia, come si può constatare per i cacciatori di mammut delle regioni steppiche. L'alimentazione, a quanto si può affermare sulla base delle usure dentarie, era prevalentemente carnea. In alcuni siti costieri sono stati raccolti anche molluschi, ma solo per ricavarne degli strumenti.
Assieme alla selce, alcuni gruppi musteriani hanno ricavato degli strumenti dalle materie dure animali: schegge appuntite d'osso sono state rastremate, in modo da ottenere dei punteruoli; i margini di altre schegge d'osso sono stati ritoccati, con metodi simili a quelli usati nella produzione litica, ricavandone raschiatoi. Come si è visto in alcuni siti costieri dei raschiatoi sono stati ricavati anche da valve di conchiglie.
L'Uomo di Neandertal è il primo a seppellire i morti. Questa pratica è attestata da un discreto numero di sepolture per lo più concentrate nell'Europa meridionale, nel Vicino e nel Medio Oriente. È probabile che anche altri vecchi ritrovamenti fossero in realtà sepolture, data l'estrema improbabilità che uno scheletro o una parte consistente di esso giunga sino a noi con le ossa in connessione, se non inumato; ma in questa sede ricorderemo soltanto i ritrovamenti sicuramente interpretabili come sepolture. La collocazione cronologica delle sepolture non è sempre sicura; alcune di esse appartengono certamente al I Pleniglaciale e all'Interpleniglaciale würmiani.
Le sepolture sono prevalentemente in fossa, ma anche sotto tumuli o anfratti della parete delle grotte; il corpo veniva deposto sul dorso o su un fianco con gli arti inferiori più o meno flessi. Tale posizione sembra corrispondere a quella del sonno, anche se alcuni autori l'hanno interpretata come fetale.
Un primo gruppo di sepolture neandertaliane si trova in Dordogna.
La prima scoperta fu fatta all'inizio del secolo a La Chapelle aux Saints. lo scheletro, appartenente ad un individuo maschile, giaceva con gli arti inferiori flessi all'interno di una fossa (145x100x30 cm) scavata artificialmente nel fondo marnoso della cavità. Gli scopritori interpretarono alcune ossa di bovide, trovate presso lo scheletro, come un'offerta funeraria.
Negli stessi anni nel Riparo di La Ferrassie, vennero alla luce due scheletri adulti: uno scheletro maschile con gli arti inferiori flessi, e a circa 50 cm di distanza lo scheletro di una donna, con gli arti molto flessi. Vicino ad essi comparvero altre sepolture con resti di tre bambini, di un neonato e di due feti; un bambino di tre anni presentava il cranio privo di mandibola e separato dal corpo e la fossa che lo conteneva era ricoperta da una lastra di pietra con cuppelle.
Nel 1965 E. Bonifay scopriva nella Grotta di Regourdou uno scheletro neandertaliano deposto in posizione distesa su un lastricato di pietre e coperto da una sorta di tumulo di pietre e sabbia. Altre sepolture sono comparse a Le Moustier in Dordogna e nella Grotta di Roc de Marsal, sempre in Dordogna, tutte in fossa.
L'altra area in cui sono state scoperte sepolture musteriane è circoscritta al Vicino Oriente.
Nella Gotta di Kebara, sul Monte Carmelo è stato recentemente scoperto il cadavere di un neandertaliano deposto in posizione supina all'interno di una fossa e privo del cranio. Sembra probabile che la sepoltura sia stata oggetto di un intervento successivo per l'asportazione del cranio, secondo l'usanza di conservare, probabilmente come reliquia, parti del defunto: .
Di particolare rilievo è la sepoltura della Grotta di Shanidar in Irak che ha dato sette scheletri di adulti e di due bambini. Uno di essi si trovava in una depressione, entro un cerchio di pietre; nel corso dello scavo si notò che il terriccio prossimo allo scheletro aveva una colorazione scura particolarmente intensa, che gli esami di laboratorio consentirono di attribuire a una elevatissima quantità di polline concentrato nel sedimento. L'analisi mise in evidenza delle tetradi polliniche, giustificabili soltanto con l'ipotesi della deposizione di fiori (per il 90% costituiti da fiordalisi), quindi di un'offerta floreale, all'interno della fossa. Nella Grotta di Tashik-Tash, nell'Uzbekistan, fu trovato lo scheletro di un fanciullo deposto in una fossa, col cranio circondato da corna di Ovis siberiensis.
Relativamente al culto dei morti, oltre alle sepolture, sono stati da alcuni autori riconosciuti anche rituali particolari, quale l'usanza di conservare parti dello scheletro, pratica che rappresenterebbe un'importante tappa dello psichismo, ossia del rapporto dell'uomo con la morte.
L'esempio più tipico è considerato quello di Grotta Guattari, nel Lazio, dove in un anfratto delle parte più interna, al centro di un cerchio di pietre si trovava un cranio neandertaliano col forame occipitale allargato rivolto verso l'alto. L'allargamento del forame occipitale è stato considerato artificiale, probabilmente per estrarne il cervello, ad indicare un atto di cannibalismo rituale. Tuttavia una recente revisione del ritrovamento ha sollevato molti dubbi su questa interpretazione, e ha prospettato l'ipotesi secondo la quale il cranio sarebbe stato introdotto nella grotta dai carnivori che la frequentavano (come dimostrano i numerosi resti scheletrici), piuttosto che dall'uomo. Nell'ambito di questa nuova interpretazione rimane però un elemento enigmatico: il cerchio di pietre intorno al cranio nella zona della grotta più lontana dall'ingresso, in posizione isolata rispetto alla distesa di pietre ed ossa che occupava l'intera superficie della grotta.
Relativamente al problema del cannibalismo, sembra comprovata l'esistenza durante il Paleolitico medio di pratiche di disarticolazione e di scarnificazione delle ossa umane, attestate ad esempio a Krapina in Croazia e alla Grotta dell'Hortus in Francia, dove ossa di neandertaliani sono state trovate frammiste a resti di pasto.
Come evidenze archeologiche di comportamenti simbolici sono stati interpretati vari ritrovamenti: incisioni su ossa, delle quali quella più significativa è il motivo a zig-zag dello strato 12 della Grotta di Bacho Kiro in Bulgaria; sostanze coloranti (soprattutto ocra) e «oggetti curiosi» (fossili e minerali) provenienti dal Musteriano finale della Grotte du Renne di Arcy-sur-Cure in Francia; l'oggetto ovale d'avorio ricavato da una lamella di molare di mammut e tinto d'ocra rossa, proveniente dal giacimento di Tata in Ungheria (fig.46B).
> Grotta di Bacho Kiro (Bulgaria), incisione di motivo a zig-zag su frammento di osso lungo.
Tra complessi musteriani, legati all'Uomo di Neandertal, e Aurignaziano, prima cultura legata all'Uomo moderno, in alcune regioni d'Europa si sviluppano i complessi cosiddetti di transizione che presentano caratteristiche particolari a seconda dell'area geografica (Castelperroniano in Francia, Uluzziano in Italia, Szeletiano nell'Europa orientale, ecc.). Essi sono legati alle tradizioni musteriane locali, ma presentano anche elementi nuovi, propri del Paleolitico superiore. Gli elementi innovatori sono costituiti da strutture abitative tra le quali va segnalata una capanna nello strato X della Grotte du Renne di Arcy-sur-Cure (fig.48B), dalla produzione litica nella quale si affermano processi di produzione di supporti laminari (fig. 47), e dalla comparsa di strumenti di morfologia ben definita ricavati da materie dure animali, di oggetti ornamentali e di oggetti decorati (fig. 48B). In passato uno di questi complessi, il Castelperroniano delle regioni occidentali atlantiche (diffuso nel Centro e nel Sud della Francia e nel Nord della Spagna) veniva considerato il primo termine cronostratigrafico del Paleolitico superiore e collegato con l'Uomo moderno, data l'associazione tra Castelperroniano e uno scheletro moderno, sostenuta da H. Klaatsch (1910) sulla base del ritrovamento fatto all'inizio del secolo scorso nel Riparo di Combe Capelle in Dordogna da O. Hauser.
Nonostante qualche dubbio sollevato sia dai metodi di scavo di O. Hauser (noto per la devastazione di alcuni tra i maggiori depositi paleolitici del Périgord) sia dalla scoperta di alcuni denti isolati di morfologia arcaica (cioè meglio inquadrabili fra i reperti neandertaliani che non tra quelli dell'Uomo moderno) nei livelli castelperroniani della Grotte du Renne di Arcy (Leroi-Gourhan, 1958) e in quelli uluzziani della Grotta del Cavallo in Puglia, l'attribuzione dei complessi «di transizione» all'Uomo moderno venne accettata dalla comunità scientifica fino al 1979, anno in cui F. Léveque mise in luce nella Grotta de La Roche à Pierrot di Saint-Césaire, nella Charente Maritime, uno scheletro neandertaliano inumato nel deposito castelperroniano del sito (Léveque e Vandermeersch, 1983). Recentemente la revisione dei resti scheletrici provenienti dal Castelperroniano di Arcy ha consentito di attribuire all'Uomo di Neandertal un parietale giovanile proveniente dallo strato X della Grotte du Renne. L'insieme di questi ritrovamenti ha modificato radicalmente le nostre concezioni: i complessi «di transizione» vanno dunque attribuiti agli ultimi Neandertaliani, e non ai primi uomini moderni d'Europa. Questa attribuzione spiega le affinità tra industria litica castelperroniana e industria litica del Musteriano di tradizione acheuleana, più volte sottolineata da F. Bordes.
Resta tuttavia da spiegare l'insieme delle innovazioni culturali che compaiono nel Castelperroniano, nell'Uluzziano e negli altri «complessi di transizione». Per alcune decine di migliaia di anni i Neandertaliani hanno fabbricato industrie litiche piuttosto standardizzate, senza sensibili innovazioni, e non hanno mai prodotto oggetti ornamentali né strumenti d'osso di forma ben definita. Tuttavia poco prima di estinguersi hanno modificato le catene operative della produzione litica per confezionare supporti laminari, hanno cominciato a lavorare sistematicamente le materie dure di origine animale, hanno cominciato a usare oggetti ornamentali (conchiglie, denti) a confezionarli essi stessi (pendagli di Arcy) e hanno decorato altri oggetti.
Queste innovazioni in realtà erano già state introdotte in Europa dall'Uomo moderno, giunto sul continente a partire da 40.000 anni b.p., la cui contemporaneità con gli ultimi Neandertaliani è provata dall'interstratificazione di livelli castelperroniani e livelli aurignaziani in due grotte del Lot (Roc de Combe e Piage; Bordes e Labrot, 1967) Champagne e Espitalié, 1981) e nella Grotta del Pendo, nel Nord della Spagna.
Si può dunque ipotizzare che gli ultimi Neandertaliani siano venuti in contatto con i primi Uomini moderni, che stavano diffondendosi in Europa, e ne abbiamo assimilato alcuni comportamenti. Quindi le innovazioni tecnologiche apportate dagli ultimi Neandertaliani sono molto probabilmente da imputare all'influenza culturale esercitata dalle nuove popolazioni di Sapiens.
Il Castelperroniano (fig. 48B) sembra avere origine nel Musteriano di tradizione acheuleana, che in alcune siti (La Rochette, in Dordogna) è particolarmente ricco di coltelli a dorso su supporti laminari. È caratterizzato dalla punta di Châtelperron, un coltello a dorso curvo (in qualche caso una vera punta) su supporto laminare, più raramente lamellare. La morfologia della punta di Châtelperron è piuttosto varia, sia per quanto riguarda le dimensioni del manufatto, sia per l'ampiezza e l'estensione del ritocco e la curvatura del dorso. È distribuito in un'area ben delimitata, comprendente il Sud-Ovest della Francia, la regione del Massiccio Centrale, i Pirenei e la Cantabria, e si colloca nell'Interpleniglaciale würmiano. Le datazioni 14C indicano età comprese tra 35.000 e 33.000 anni b.p., comparabili a quelle ottenute per il primo Aurignaziano delle regioni finitime.
L'Uluzziano (fig. 48C), che pare trarre origine dai complessi musteriani locali, è diffuso nella Penisola italiana. È caratterizzato da piccole punte a dorso e da segmenti di dimensioni analoghe, associati a grattatoi, bulini e a pezzi scagliati. Ma il vero fossile-guida è il segmento di cerchio (Gm 1), uno strumento di piccole dimensioni con margini ritoccati arcuati, detto anche «semiluna». Sono presenti manufatti d'osso e conchiglie usate come oggetti ornamentali. Le datazioni radiometriche suggeriscono età di 33.000-32.000 anni b.p., più recenti di quelle registrate per la comparsa dell'Aurignaziano nel Veneto e in Liguria, anteriori a 35.000 anni b.p.
> Strumenti tipici di Castelperroniano e Uluzziano; > Castelperroniano delle Grotte du Renne strato X e Uluzziano della Grotta del Cavallo