5. L'età ellenistica
Alla fine degli anni Sessanta del IV secolo, nella storia del mondo greco si inaugura una nuova fase che gli studiosi moderni considerano come l'inizio dell'epoca ellenistica. Il periodo, infatti, è dominato dallo scontro che oppone Atene a Filippo II, re di Macedonia, e anche le nostre conoscenze derivano essenzialmente dai discorsi di Demostene e del suo principale avversario Eschine, l'oratore accusato di essere al servizio del Macedone. Dobbiamo naturalmente ricordare che il tipo di fonti a nostra disposizione ci porta ad assumere il punto di vista ateniese.
1. Filippo II
Il regno di Macedonia era uno di quegli stati posti ai limiti del mondo greco, i quali, pur avendone assorbito la cultura, erano rimasti sostanzialmente estranei alle grandi trasformazioni che avevano scosso la Grecia a partire dalla fine dell'VIII secolo. Poiché esso inglobava popolazioni di origini assai diverse (solo in parte di stirpe greca), la sua coesione interna si fondava essenzialmente sull'autorità della dinastia degli Argeidi, originari di Argo, fra le cui fila veniva eletto il re.
Se cerchiamo di precisare la natura della monarchia macedone e le strutture sociali sulle quali esercitava la propria autorità, siamo destinati ad imbatterci in numerosi punti oscuri. Sembra comunque che la popolazione fosse composta di uomini liberi, che prestavano servizio nell'esercito e svolgevano attività prevalentemente agricole. Il re non doveva essere un monarca assoluto, ma piuttosto un primus inter pares. Un'aristocrazia di grandi proprietari formava, poi, il seguito di esso, rispetto al quale si definivano eteri, cioè compagni e non sudditi.
I rapporti tra la Macedonia e il resto del mondo greco erano molto antichi, ma a partire dalle guerre persiane e specialmente dopo la costituzione della lega di Delo, è soprattutto con Atene, con la quale si allearono, che essi assunsero un peso particolare. Tanto più che la Macedonia, ricoperta di foreste, forniva ad Atene il legno da costruzione per le navi. Non dobbiamo neanche dimenticare che gli Ateniesi erano presenti nelle città greche della costa traco-macedone; quanto ad Anfipoli, ne abbiamo visto l'importanza durante la guerra del Peloponneso.
Alla fine del V secolo a.C., l'allora re Archelao, fece della sua corte di Pella (la capitale macedone) un importante centro di cultura greca, al quale convennero poeti e artisti greci, tra cui il grande tragico ateniese Euripide. Ma alla morte del re, si aprì per la Macedonia un periodo di crisi, innescato soprattutto da minacce esterne, che si concluse con l'ascesa al trono di Filippo II, avvenuta attorno al 358 a.C.
Innanzitutto egli riorganizzò lo stato e l'esercito che divenne un formidabile strumento nelle sue mani. Filippo in gioventù era stato ostaggio a Tebe, dove aveva potuto studiare le innovazioni militari di Epaminonda. La sua innovazione principale fu la falange, che era costituita da un fitto numero di uomini, armati con lunghe lance (le sarisse) che era un'evoluzione dello schieramento oplitico ma assai più efficace; nelle mani di abili generali come Filippo e Alessandro, la falange divenne una vera e propria «arma segreta» che consentì ai Macedoni di sviluppare una politica di grande espansione militare.
Inizialmente però Filippo si preoccupò solamente di liberare la Macedonia dalle minacce che gravavano sul suo territorio: dopo aver allontanato celermente gli Illiri, egli intese affrontare la potenza ateniese nel senso di smantellare le basi che essa possedeva sulle coste settentrionali dell'Egeo e nello stesso territorio macedone. L'azione di Filippo cominciò con un attacco improvviso ad Anfipoli, la colonia ribella ad Atene che, contro tutti gli accordi, fu sottomessa alla Macedonia nel 357. Atene colta di sorpresa visto che era stato stipulato un accordo con Filippo solo un anno prima, e impegnata in rivolte degli alleati non poté intervenire. Filippo approfittò ulteriormente di queste difficoltà ateniesi per impossessarsi delle miniere d'oro del Pangeo, a nord-est di Anfipoli, e di altre colonie ateniesi.
Successivamente, Filippo non si limitò a difendere le frontiere della Macedonia per renderla effettivamente indipendente, ma volle entrare direttamente nelle questioni politiche greche. Così egli approfittò di una guerra scoppiata all'interno dell'anfizionia delfica (terza guerra sacra, 355-346) tra Tessali e Focidesi, accusati di sacrilegio. Filippo, facilitato dalle dispute che dilaniavano la lega tessalica, si mise a capo delle forze tessale e mosse contro l'esercito focidese riuscendo a giungere fin presso le Termopili, da dove però fu respinto dalle forze congiunte di Atene, Sparta e delle città achee venute in sostegno dei Focidesi e preoccupate di fronte alla minaccia di un «barbaro» molto più vicino e inquietante del re di Persia. Questo impedì al Macedone di realizzare fin dal 352 quello che egli attuò nel 346: l'occupazione della Focide e l'insediamento nella Grecia centrale. L'azione ateniese mostrò a Filippo che questa volta non sarebbe stato possibile sfruttare la sorpresa, su cui egli soprattutto contava, e lo indusse a rimandare ad un'occasione migliore la soluzione della guerra sacra. Tuttavia, anche se non aveva potuto portare a termine compiutamente il suo piano, egli aveva posto nel 352 la più importante premessa per la sua realizzazione: con l'annessione della Tessaglia alla Macedonia, il re di Macedonia divenne anche capo del koinon tessalico (tago); Filippo non acquistava soltanto nuove risorse finanziarie (le rendite del koinon venivano riscosse dal tago) ed un esercito che, ben comandato si rivelò validissimo (se non addirittura decisivo nelle battaglie di Filippo e soprattutto in quelle successive di Alessandro), ma otteneva anche, con la posizione anfizionica dei Tessali, il diritto di essere considerato greco e di intervenire nelle questioni greche e la possibilità di utilizzare uno dei massimi organismi panellenici per la sua egemonia.
Respinto dalle Termopili, Filippo si spostò rapidamente in Tracia e riprese la sua azione antiateniese nell'Egeo settentrionale: non si trattava ormai più di liberare la Macedonia da ogni influenza straniera, ma di strappare all'avversaria più temibile, Atene, le migliori posizioni strategiche in Tracia e negli stretti. Così, nel 348 si impadronì di Olinto che Atene, pur alleata, non riuscì a soccorrere in tempo e a impedire che venisse completamente distrutta.
Atene, scoraggiata, cercò di ricorrere ai negoziati e si giunse nel 346 alla cosiddetta pace di Filocrate che stabilì lo status quo. Filippo allora poté rivolgersi contro gli empi Focidesi e punirli duramente, il che gli permise di ottenere i due voti anfizionici sottratti ai sacrileghi.
Gli anni successivi videro il successivo deteriorarsi dei rapporti tra Atene e Filippo. Ad Atene si fronteggiavano da tempo due tendenze: i pacifisti, che erano filomacedoni (alcuni di loro, come l'oratore Eschine sarebbero stati addirittura comprati dall'oro di Filippo) e i radicali che trovarono una guida energica in Demostene, il più grande oratore dell'antichità. Egli seppe lucidamente comprendere che lasciare spazio alle iniziative di Filippo avrebbe rappresentato la fine della vita politica di Atene, che sarebbe stata ridotta a un ruolo marginale, quasi di «stato satellite». In seguito all'ennesima provocazione di Filippo anche il popolo non ebbe dubbi: Atene doveva intervenire. Essa si alleò con Tebe, a condizioni gravose, pur di trovare un sostegno nella lotta antimacedone: in pratica, Atene affidò a Tebe il comando militare, a patto di averla al proprio fianco. Ma l'esercito alleato fu completamente sconfitto nella battaglia di Cheronea, nel 338 a.C.
Questa data segna la fine dell'epoca della libera polis e l'inizio di un nuovo periodo storico. Filippo, ormai padrone assoluto della Grecia, si comportò con moderazione verso gli sconfitti (forse perché aveva già in mente di creare una forza compatta capace di sostenere un eventuale urto contro i Persiani), e con ciò riuscì a completare il suo piano. Convocò i rappresentanti di tutte le città greche e le costrinse a una lega che di fatto era una completa sudditanza al regno di Macedonia (Lega di Corinto); come piano comune egli resuscitò l'antico tema della guerra contro il barbaro e annunciò una grande spedizione contro la Persia. Mentre erano in corso i grandi preparativi di questa impresa, però Filippo fu assassinato da alcuni congiurati (336 a.C.). Gli successe il figlio Alessandro, che ne avrebbe portato a compimento l'opera.